Lo psicologo dei bambini

Il peggiore dei genitori è meglio del migliore degli analisti

Ho preso la frase sopra da un collega che l’avrebbe ricondotta a Sándor Ferenczi. Spero la citazione sia giusta e, qualora non lo fosse e qualche lettore sapesse correggerla, gliene sarò grato.

Al di là della citazione e della sua correttezza, per me è lo spunto per affrontare un tema molto controverso quanto complesso: la psicoterapia con i bambini.

La citazione in qualche modo traduce una mia premessa fondamentale: i migliori “terapeuti” dei bambini sono i genitori stessi (tranne qualche eccezione).

Che, in un altro modo, si potrebbe anche estendere a: il benessere/malessere/agio/disagio/sofferenza/felicità/ecc ecc dei bambini è strettamente legato ai genitori. Alle loro cure. Alle loro incurie. Alle loro difficoltà. Ed alle loro capacità.

Non in modo lineare, certo. Non intendo dire che qualsiasi problema e difficoltà del figlio sia causato dai genitori. Come non credo assolutamente che ogni successo dei figli sia da attribuire esclusivamente ai genitori.

Dico che le due cose sono legate attraverso trame inestricabilmente complesse.

Dico che quando dei genitori mi portano un bambino in difficoltà con l’intento (più o meno esplicito) di “aggiustarlo” e riconsegnarlo a posto, la cosa che credo sia più saggia fare è quella di coinvolgerli ed, insieme a loro, cercare di capire che cosa si è “inceppato” nella meravigliosa e giocosa capacità evolutiva del loro figlio.

Dico che credere che un bambino sia semplicemente “affetto da…” (termini che sento quotidianamente!!) senza tener conto di ciò che i suoi comportamenti vogliono dire senza averne le parole, sia un errore.

Dico che tutte le volte in cui è possibile, quando mi si chiede di fare psicoterapia ad un bambino, cerco farla con il bambino e con i suoi genitori (o chi se ne prende cura).

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