Chorus e l’approccio collaborativo

È da un po’ che non scrivo sul mio blog. Forse a causa del troppo lavoro e della stanchezza. O forse perché a volte mi chiedo se effettivamente ho qualcosa da dire. E da scrivere.

Questa volta però è diverso, perché scriverò di qualcosa in un credo moltissimo e su cui sto lavorando da parecchi anni.

Si perché il 27 settembre del 2018, dopo moltissimi tentativi, piccoli successi e grandi fallimenti, fatiche, delusioni, ecc, nasce “Chorus: Associazione per lo Sviluppo e la Ricerca delle Pratiche Collaborative”. L’associazione nasce da un piccolo gruppo di colleghi che, come me, crede che nelle istituzioni ci sia il bisogno di ascoltare maggiormente le persone che vi accedono.

Per quanto mi riguarda il tutto nasce all’interno dei Servizi Sociali, dove, per quanto bene si possa lavorare, noto da sempre una tendenza a ascoltare poco le persone cosiddette “utenti”. Che siano essi anziani, persone con disabilità, genitori o, peggio ancora, bambini, l’operatore implicato solitamente tende a reinterpretare ciò che l’altro dice, senza prima ascoltarlo. Semplicemente ascoltarlo.

L’approccio collaborativo nasce da questo. L’ascolto dell’altro. Della sua voce. Che come un coro, per l’appunto, non può fare altro che unirsi alle voci degli operatori per costruire il progetto che lo riguarda.

Per ora non vorrei aggiungere altro. Prossimamente farò altri post in cui spiegherò più nel dettaglio cosa intendo per “ascolto” e “collaborazione” e in cui farò esempi concreti di tale approccio.

Chi fosse interessato all’argomento può però seguirci sulla nostra pagina Facebook cercando “Chorus: Associazione per la Ricerca e Sviluppo delle Pratiche Collaborative”, rimanendo aggiornato su notizie, eventi ed attività.

A presto

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