Quando la psicoterapia non si ferma al sintomo

Esistere significa «poter scegliere»; anzi, essere possibilità. Ma ciò non costituisce la ricchezza, bensí la miseria dell’uomo. La sua libertà di scelta non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti egli si trova sempre di fronte all’alternativa di una «possibilità che sí» e di una «possibilità che no» senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile, nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell’altro

Søren Kierkegaard

Prendo questa bellissima citazione da un blog in rete. La leggo e rimango subito colpito da come riesca a bene a descrivere alcuni momenti cruciali del percorso terapeutico (di quando la terapia funziona).

Eh si. Perché quando funziona (e non sempre ciò succede), ci sono momenti in cui il comprendere come e che cosa ci abbia negli anni limitato e condizionato negli anni, al punto da voler dare una svolta all’esistenza ci fa render conto che:

siamo liberi

e lo siamo proprio nella misura sopra descritta dal filosofo.

E, nello stesso momento, questa libertà tanto desiderata non si pone come una liberazione, ma il più delle volte come dramma. Come fonte di angoscia.

Un’angoscia senza nome.

Un’angoscia di natura esistenziale che riunisce tutti gli esseri umani che, soli ed ignoranti, si rendono conto improvvisamente che nonostante gli sforzi per giustificare le proprie azioni come conseguenza da agenti esterni, ad un certo punto si sentono liberi (e responsabili) della propria esistenza.

Noi terapeuti dovremmo forse leggere un po’ di più di filosofia e forse un po’ meno di sintomi e tecniche…

Rispondi